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# 30 – Il vero volto di Hobgoblin

 

di Carmelo Mobilia & Mickey

 

 

 

San Francisco, Mission Bay. Nuovo quartier generale della polizia.

 

Sembrava di assistere ad un concerto dei Rolling Stones, alla notte degli Oscar, al Superbowl.

Tutti volevano vederlo.  Gli agenti s’erano affollati lungo i corridoi e commentavano, borbottavano o lo insultavano.

“Hai ammazzato dei poliziotti, figlio di puttana!” gridavano in molti.

Il Presidente della Commissione di Polizia Robert O’Hara dovette costringere i più esagitati ad allontanarsi.

D’altronde, c’era da capirli: finalmente il nemico pubblico numero uno della città, Hobgoblin, era stato finalmente arrestato, sconfitto dal vigilante noto come il Ragno Rosso.

Era lì, sotto gli occhi di tutti, col cappuccio abbassato, senza la maschera, col volto bene in vista... un volto che il corpo di polizia conosceva bene: quello di Jack Morris, il giornalista del San Francisco Chronicle.

Il Tenente Sabrina Morrell della Omicidi e il Comandante Paul Carson di Codice Blu erano con lui nella stanza degli interrogatori.

Dietro il vetro a specchio s’erano ammassati, pieni di curiosità, l’intera squadra Codice Blu, e l’agente dell’unità CSI Ben Reilly, che nessuno in quell’edificio sapeva essere in realtà proprio il Ragno Rosso, chi aveva catturato il criminale mascherato da folletto.

Ben si sentiva a pezzi: per mesi aveva dichiarato guerra ad Hobgoblin, ma viceversa aveva instaurato con Morris un rapporto non proprio di amicizia, ma quanto meno di confidenza e fiducia.

Sapere che l’uomo che si prendeva amorevolmente cura della sua ex ragazza, Jessica Carradine, era lo stesso che aveva cercato più volte di ucciderlo e aveva messo a ferro e fuoco la città lo faceva star male. Sentiva la bocca secca e lo stomaco stringersi. Non riusciva a proferir parola, mente il suo amico Vin Gonzales imprecava e bestemmiava nei suoi confronti.

Il commissario O’Hara lo convinse a tacere, mentre la Morrell e Carson conducevano l’interrogatorio.

<Morris. Ancora non ci posso credere... sono proprio curioso di sapere cos’ha spinto uno scribacchino di un quotidiano a vestirsi da Halloween e ammazzare poliziotti?> chiese con sarcasmo Carson.

Jack Morris non aprì bocca.

<E’ così che vuoi giocartela? Il “duro che tiene il becco chiuso”?  L’abbiamo già visto Morris, non ci impressiona.> disse Sabrina <Tu non ci impressioni>

<Posso avere una sigaretta?> domandò Hobgoblin.

<Non si fuma in un edificio pubblico, il SAI> replicò Carson.

<Facciamo uno strappo alla regola per una volta.> disse la Morrell.

Carson gliene fornì una, controvoglia. Il criminale se lo accese, fece un tiro, poi iniziò a parlare:

<Io non vi darò un cazzo. Voi non potete costringermi a parlare. Conduco io il gioco, che lo vogliate o no. Ora, non appena arriverà il mio avvocato butteremo giù due righe per un contratto di immunità e per entrare nel programma di protezione testimoni, e voi non direte “ah”, intesi?>

<Senti che arroganza ... adesso entro e gli sbatto la testa contro quel muro...>

<Piantala, Gonzales.> lo riprese O’Hara < Voglio sentire quello che ha da dire.>

<E perché dovremmo accontentarti, dimmi?> riprese la Morrell <Perché invece non dovremmo riaprire Alcatraz e sbatterti nella sua cella più fredda?>

<Un Morris c’è scappato da Alcatraz, lo sa, agente?> la schernì il criminale.

<Fai lo spiritoso?> lo riprese Carson <Ti aspetta il carcere a vita, e tu fai lo stronzo? In quale università hai studiato per diventare così idiota?>

<Vedremo.  Ve l’ho detto, immunità e programma protezione testimone, e voi muti. Sentite, in assenza del mio avvocato, nulla di quello che vi dirò può essere usato contro di me...  ma voglio ugualmente raccontarvi una storia...  guardatemi in un modo che non mi piace, e io ritratto tutto.>

<Che storia?> chiese la Morrell.

<Posso darvi il pezzo più grosso, so chi si nasconde sotto la maschera del Signore del Crimine.  Io sono l’unico che può identificarlo. Datemi quello che voglio e io vi dirò chi è...>

<Sentiamo che hai da dirci... > chiese Carson.

Dall’altra parte del vetro, tutti tacquero, incuriositi da quanto stava per uscirgli di bocca.

Ben Reilly non si sarebbe perso una sola sillaba per niente al mondo.

<Ovviamente, non vi darò i dettagli... quelli, solo una volta che avrò ottenuto quanto voglio.  Ma questa storia non comincia qui, ma nella fredda New York, alcuni anni fa.>

<Il Signore del Crimine è di New York?> chiese Carson.

<Forse. Forse no. Forse 'fanculo. Niente dettagli, vi dipingo solo lo sfondo...>

<Fallo parlare.> intervenne Sabrina. <Va' avanti, Morris.>

<Anni fa mi recai lì perché volevo scrivere un libro sui supercriminali mascherati... ce ne sono a bizzeffe sui supereroi, ma io ero interessato all’altra parte della barricata... il fascino del lato oscuro, capite... sapere cosa li spinge a fare quello che fanno...>

<E mi pare che tu l’abbia capito bene...> lo pungolò Carson.

Morris non colse e proseguì:

<Fu lì che conobbi Ken Ellis. Era uno tosto lui, uno che non mollava la presa quando si fissava su un obiettivo e mi diede qualche dritta...  ma fu indagando per conto mio che lo trovai...>

<Il Signore del Crimine?> chiese Sabrina Morrell.

<Esatto. Colui che lo sarebbe diventato, perlomeno...  io in realtà stavo seguendo un altro tizio, un criminale mezza tacca che si diceva fosse in contatto con un criminale mascherato... Steve Levins.>

 

San Francisco. In un garage nella zona portuale.

 

In quel momento il citato Steve Levins stava subendo anch’esso un interrogatorio, e stava raccontando la medesima storia... o almeno la sua versione.

Solo che avrebbe fatto volentieri a cambio con Jack Morris, perché ad interrogarlo non era un detective: dopo aver subito un violento pestaggio, era stato legato ad una sedia e messo sotto torchio nientemeno che dal flagello della malavita, il Punitore.

<I-Io a quell’epoca non ero u-un pezzo grosso, capisci... ero appena venuto in possesso dell’attrezzatura di Jack Lanterna. Il suo proprietario precedente, Jason Macendale, ci aveva rinunciato per indossare quelli di Hobgoblin, che all’epoca tutti consideravano morto...>

<Ucciso dallo Straniero, l’ho sentito.[i] Va' avanti.>

<Ecco, a-allora vengo avvicinato da questo tipo... lui era del giro della Rosa, il socio di Hobgoblin ... all’epoca loro ...>
<Approfittando dell’assenza di Kingpin scatenarono una guerra tra bande per contendersi il potere. C’ero, me lo ricordo.>

<Ecco, lui mi dice che il piano della Rosa era buono, ma che non poteva funzionare a New York... troppo inflazionata, capisci... tra voi giustizieri mascherati e le altre famiglie criminali.  Ma San Francisco era un terreno nuovo, non era una vasca piena di pesci, capisci? Così mi propone di trasferirmi qui nella West Coast e ripetere l’escalation della Rosa e l’originale Hobgoblin.>

<Perché l’hai raggiunto solo adesso?>

<I-Io non gli ho creduto. Cioè mi pareva un progetto troppo grossolano e ambizioso. Io ero appena entrato nel giro, e non me la sono sentita. Così tempo dopo mi sono unito, insieme ad Ala Nera, alla crew del Teschio Rosso e l’ho lasciato perdere...>

 

Quartier generale della polizia.

 

<Ma il piano invece era valido.>  spiegò Jack Morris <Levins non sapeva di essere seguito... d’altronde, all’epoca, era uno zero... io invece, ero intenzionato a saperne di più su Jack Lanterna; era il tipico criminale mascherato adatto alla mia ricerca, e invece mi ero imbattuto, casualmente, nel più brillante e ambizioso progetto criminale di cui avessi mai sentito parlare. Ero colpito.  Mollai l’idea del libro sui supercriminali e me ne tornai in California, occupandomi di nera, tenendo d’occhio il nostro amico. Per un po’ ne persi le tracce però, convinto che il suo progetto non avesse preso il volo o che qualcuno lo avesse ammazzato. Poi, un anno fa vedo che si inizia a parlare di questo Signore del Crimine, un criminale mascherato che fa la guerra alle gang locali e la cui organizzazione cresce di giorno in giorno e...  cazzo, era lui. Era lui, il mio uomo di New York.  C’era riuscito, era arrivato dove voleva!>

 

Al garage, giù al porto.

 

<Come ha fatto un emerito sconosciuto a tirar su la grana per mettere su un’organizzazione di questo livello?> domandò il Punitore a Levins

<E’ stato uno dei primi a credere a questa nuova droga, l’OCM. Sta per ...>

<Ormone di Crescita Mutante, lo so. Dona momentaneamente dei superpoteri a chi se la fa.> lo interruppe Frank Castle.

<E-Esattamente.  Ha iniziato spacciare quella merda qui a San Francisco e gli ha fatto fare un sacco di grana. Ha iniziato così e poi ha fatto la guerra a tutti ...  latini, asiatici, italiani... tutti.  Nel giro di 5 anni è diventato uno dei nomi più grossi qui a Frisco. >

<Ora dimmi di Hobgoblin...>

 

Quartier generale della Polizia.

 

<E’ facile intuire come sono andate le cose: lo hai ricattato e in cambio del tuo silenzio hai preteso di far parte del progetto, chiaramente. Quello che non si spiega è come sei finito dentro quel costume da pagliaccio...> chiese la Morrell a Morris.

<Per completare il lavoro iniziato dalla Rosa a New York gli serviva un sicario, uno che facesse la voce grossa contro i boss più tosti.>

<Come Tarantula Nera e Damon Dran, intendi dire?>

<Esatto. Ma non è solo per quello... avevo una questione personale per volere quel ruolo. >

<Personale, hai detto?>

<Sì, Carson... qualcosa che il denaro non può comprare.>

<E sarebbe?>

<La vendetta. La vendetta contro quel maledetto Ragno Rosso.>

A sentire il nome del suo alter ego mascherato, Ben Reilly trasalì.

<E che t’avrebbe fatto il Ragno Rosso? Hai scritto un brutto pezzo su di lui e t’ha querelato?>

<Non c’è proprio un cazzo da ridere!> disse Jack, perdendo la calma per la prima volta da quando gli avevano messo le manette <Tu non sai quello che ha fatto a Jessica!!>

<Parli di Jessica Carradine, la testimone dell’omicidio Ellis?>

A sentire il nome della sua ex ragazza Ben sentì il cuore stringersi. Cosa voleva dire? Che Jack aveva indossato il costume di Hobgoblin perché lo riteneva colpevole dello stato depressivo di Jessica?

<La Carradine non è quella tipa che è venuta qui a dar di matto una volta?> chiese, senza tatto, Vin Gonzales al di là del vetro.

<E’ una mia amica, e sta molto male... va aiutata, non derisa.> lo riprese Ben.

<Ad ammazzare il tuo amico Ellis non è stato però il Ragno Rosso. Fabian LaMuerto ha confessato all’FBI di averlo ucciso lui.> disse la Morrell.

<Non ha importanza. Lei è ossessionata, perseguitata dagli Uomini Ragno da anni, dai tempi di New York... e il Rosso le ha dato il colpo di grazia qui in città. Da quel giorno lei non è più la stessa...  ha iniziato a bere, a dipendere dagli antidepressivi... e tutto per colpa di quel figlio d'un cane! Ha distrutto la vita mia e di Jessica, e io gliela avrei fatta pagare! Lo avrei ucciso con le mie mani!>

<E come avresti fatto? Come fa un semplice giornalista a fare a pugni con il Ragno Rosso?>

<OCM. M’impasticcavo ogni volta che salivo sul mio aliante.  Con quella non sentivo la fatica, e mi dava una forza incredibile... mi sentivo un dio.> sospirò Morris. 

<Ha sciolto la lingua> notò O’Hara <sembra che abbia voglia di sfogarsi, di sputare il rospo. Hanno trovato il nodo gordiano, la chiave emotiva. Bravi ragazzi!>

Effettivamente, Jack Morris aveva l’aria di chi s’era tenuto qualcosa dentro per troppo tempo:

<Ma quel maledetto s’è rivelato un osso troppo duro da eliminare. Era una scheggia impazzita che non riuscivamo a fermare, che mandava a monte i nostri piani.  Abbiamo persino messo su una nostra versione dei “Sinistri Sei” per eliminarlo... ma non ci siamo riusciti.>

 

 Al garage.

 

<E’ per questo che sei venuto a San Francisco? Per unirti ai Sinistri Sei?> domandò il Punitore a Levins.

<Sì... era inutile negarlo, il suo piano aveva avuto successo.> disse sputando un rivolo di sangue <Nel giro di cinque anni s’era fatto una posizione di rilievo qui in California, dovevo riconoscere che aveva le idee molto chiare. Quando mi ha chiamato, ho accettato di corsa... >

<Sperando di riuscire ad accaparrarti una fetta della torta, ma invece ti ho beccato prima io.>

Levins deglutì nervosamente.

 

Quartier generale della Polizia.

 

<Quello che ancora non ho capito...>
<No, adesso basta! Vi ho detto anche troppo per mettervi il sale alla coda, ma ora non dirò più una parola senza il mio avvocato! Voglio la protezione, per me e per Jessica! Se quel bastardo scopre dov’è ricoverata, dio solo sa cos’è capace di farle...>

Quest’ultima frase allarmò ulteriormente Ben, che iniziò a temere per Jessica.

Ma non poteva allontanarsi da lì, neppure con una scusa.

C’era solo un modo per arrivare a Jessica in tempo breve.

Si allontanò per fare una telefonata:

<< Ufficio della Drew & McCabe Investigation.>>

<Jessica? Sono Ben... ho provato a chiamarti sul cellulare ma era staccato...>

<<No, non sono Jessica. Sono Lindsay. Come posso aiutarti?>>

<Ascolta Lindsay, so che non ci conosciamo molto, ma io e Jessica abbiamo una sorta di patto che...>

<<Sì, non conosco i dettagli, ma Jess mi ha detto di assecondarti, senza chiedere, e di fidarmi di te.>>

<Lieto di sentirtelo dire. Ascolta, devi recarti alla clinica Larch, nel quartiere nord. Lì c’è ricoverata una donna di nome Jessica Carradine. Temo che la sua vita sia in pericolo. Vorrei che la prelevaste da lì, anche clandestinamente se occorre.>

<< Clinica Larch, Jessica Carradine, da portare via. Afferrato. Puoi fidarti di me Ben. >>

<Grazie. Poi richiamami, per favore.>

 

Al garage.

 

<Senti, è-è tutto quello che so. Ti prego, lasciamo andare... non ho fatto niente!> lo pregò Levins.

<Sei sicuro di avermi detto tutto? Non ti dimentichi nulla? > disse il Punitore.

<No maledizione... ti ho detto davvero tutto! Non so nient’altro! Lo giuro su dio!>

<Mi sembri sincero> osservò Castle <Allora non mi servi più...> aggiunse, afferrando una tanica di benzina!

<NO! FERMO! N-NON LO FARE!>

<Che c’è? Non eri tu che indossavi una zucca fiammeggiante? Ci sarai abituato no?> lo  schernì, versandogli addosso il carburante. Poi accese uno zippo e gli diede fuoco.

Steve Levins, Jack  Lanterna, morì carbonizzato . 

 

Mission Bay.

 

Ben Reilly si sentiva in colpa: suo figlio l'aveva chiamato, come ogni giorno, e gli stava raccontando la sua ultima giornata all'asilo, eppure lui fremeva per tenere la linea libera, in attesa di avere notizie dalla Donna Ragno o dalla sua compagna.

<<... e Carl continua a dire che sono simpatico ma che sono troppo strano...>> lamentava il bambino.
Come potrebbe essere altrimenti, con quello che hai passato? Sei cresciuto troppo in fretta e adesso sei tornato al punto di partenza, come nel gioco dell'oca, pensò suo padre.
<Te l'ho detto, campione, siamo tutti diversi dagli altri, chi più, chi meno, e tu devi essere te stesso, fintanto che non fai del male a nessuno> gli ripeté, per poi cambiare argomento <E mamma come sta?>
<<Normale...>>
<Ok, tesoro, adesso devo tornare al lavoro, ci sentiamo più tardi se vuoi, ok? Ti voglio bene>.
Quando pensava di poter fare altre telefonate, il suo collega e amico gli comparve alle spalle, come se stesse aspettando il momento giusto per parlargli, una sensazione che aveva avvertito sin da quando era arrivato al distretto, ma a cui l'interrogatorio di Hobgoblin aveva impedito di dar sfogo.

 <Ehi, tutto bene, socio?> domandò Vin Gonzales.

<Eh? Uh si... si, sto bene, grazie...>

<Non hai una bella cera, sai? Ieri ero venuto a vedere come stavi, ma la tua ragazza mi ha detto che avevi una strana febbre esotica...>
<Uh? La mia..?>

Era imbarazzante dover fare mente locale per capire a quale ragazza si riferisse.

In qualche istante capì che non poteva non riferirsi che a Helen, per quanto non avesse idea di che scusa avesse inventato per lui, né di che cosa ci facesse a casa sua. Non aveva avuto nemmeno il tempo di passarci, infatti il deodorante riusciva a coprire fino a un certo punto i postumi della battaglia contro Hobgoblin.

 <Sì, lei è... molto apprensiva, comunque il peggio è passato.>
<Ti vedo ancora un po' sfatto, avresti potuto prenderti qualche altro giorno di riposo.>
<No, ormai ho consumato tutti i giorni di ferie e ho fatto fin troppe assenze per malattia. Stringo i denti e vado avanti.>
<Bravo.> gli diede una pacca sulla spalla <Anche qui sembra che il peggio sia passato, dopo questo arresto... per quanto, finché il suo boss rimane in circolazione, non possiamo rilassarci...>
<Hai ragione, perlomeno le strade sono più sicure. Avremo da fare in laboratorio ad analizzare le sue attrezzature...>

 

Clinica Larch.

 

A volte Lindsay McCabe poteva soffrire di un certo complesso d'inferiorità nel vivere e lavorare fianco a fianco con una donna superumana. Stavolta, però, non si sentiva per nulla intimorita dalla missione che stava affrontando da sola.
Unendo la sua esperienza di attrice e le arti insegnatele da Jessica, si era travestita da infermiera ed era riuscita a farla sotto il naso della sicurezza, infiltrandosi nella struttura. Una vena di nostalgia la colse, passeggiando nel reparto: l'incontro galeotto con la Donna Ragno era avvenuto proprio in un ambiente simile, la Clinica Hatros, ma quella era un'altra storia dal sapore agrodolce.
<.... è nuova?> le domandò subito Jessica Carradine, più diffidente del normale a causa dei suoi disturbi paranoidi. Pur conscia del rischio, Lindsay si era convinta di entrare nella sua stanza per appurare che stesse bene.
<Sì, sto facendo una sostituzione, signorina Carradine> inventò con sicurezza.

Decise di non strafare, facendo nomi di reali infermiere che aveva adocchiato nella tabella dei turni. <Sono passata solo a chiedere se avesse bisogno di qualcosa.>
<Niente, grazie...> biascicò la paziente, sotto l'effetto dei farmaci.
Un cenno della testa e Lindsay si congedò e si appostò fuori dalla porta, con occhi e orecchie aperti a cogliere ogni movimento sospetto.

La concentrazione stava calando, dopo un po', finché un rumore di vetro rotto non provenne dall'interno della stanza, seguito da un urlo strozzato.
Con la sua velocità umana, la McCabe fece irruzione nella stanza ed ebbe un'orribile conferma dei timori di Ben Reilly. Un uomo con il volto coperto da un passamontagna era entrato dalla finestra, rompendo il vetro, e stava cercando di soffocare la donna con il cuscino.
<Jessica!> le venne spontaneo gridare, prima di balzare contro l'intruso.
Lindsay saltò oltre il letto in cui sostava la sua protetta, a travolgere il sicario e sbatterlo contro il muro opposto.

<Chi ti manda?!> provò a chiedere, per distrarre l'avversario, con scarso successo.

Non una parola provenne dalla sua bocca, mentre lottava con tutte le sue forze per avere la meglio.

L’ultima volta, nel suo studio, venne colta di sorpresa da due energumeni, ma stavolta era diverso: stavolta le sarebbero venute in aiuto le lezioni di Logan, a Madripoor, grazie alle quali sapeva abbastanza bene come difendersi.
"Per fortuna non hanno mandato un supercriminale o un metaumano" si diceva la donna, durante il corpo a corpo.
Ogni colpo era accompagnato da un discreto urlo di Jessica, immobilizzata dalla paura nel vedere i due sconosciuti dimenarsi, rotolarsi e picchiarsi senza esclusione di colpi sul pavimento della stanza.
La McCabe non aveva dalla sua solo un'infarinatura di arti marziali; era anche armata e non aveva paura di passare alle maniere forti.
Riuscì a bloccargli le mani dietro la schiena, a estrarre dal retro dei pantaloni una pistola e a puntargliela contro la nuca.
<Tu non provare a muovere un muscolo. E... signorina Carradine, se la sente di passarmi il lenzuolo per legarlo e di chiamare la sicurezza?>

Dopo qualche secondo di esitazione, la ragazza glielo passò e Lindsay lo usò per legargli i polsi.

<M-Ma chi... cosa.... p-perché...>

<Si calmi, signorina.  Va tutto bene. Un suo amico mi ha chiesto di tenerla d’occhio. Non si preoccupi, è al sicuro adesso.>

Ce l’aveva fatta. Aveva salvato la Carradine e aveva riscattato se stessa, superando la terribile esperienza dello stupro subito. Aveva dimostrato di essere in grado di difendersi da sola.

Per Lindsay McCabe lo scampato pericolo rappresentava anche una rinascita personale.

 

Q.G. della Polizia.

 

Era stato messo in isolamento. Indossava ancora quel suo minaccioso costume, ma privo di maschera e cappuccio, non incuteva più alcun timore.

Jack Morris restava seduto nella sua cella, aspettando che il suo avvocato arrivasse per poter trattare con i poliziotti i termini delle sue condizioni.

Avrebbe funzionato. Sarebbe entrato nel programma di protezione testimoni, e avrebbe ricominciato da capo. Si sarebbe rifatto una vita, insieme a Jessica.

Era la sua “ancora di salvezza” , a cui aveva pensato fin dal primo giorno in cui indossò il cappuccio.

Certo, era davvero un peccato. Avrebbe funzionato, se quel dannato Ragno Rosso non si fosse messo in mezzo. Maledetto. Maledetto.

Un piano meraviglioso rovinato da quel dannato aracnide.

Se almeno fosse riuscito ad ucciderlo...  quale grande soddisfazione avrebbe provato!

I suoi rimpianti vennero interrotti dal rumore metallico della chiave nella serratura.

<Che vuoi sbirro? Ve l’ho detto, parlerò solo in presenza del mio avvocato!>

<Non vedrai nessun avvocato, Morris. Né stasera, né mai...> disse l’agente.

<Entro domattina avrò il tuo distintivo, idiota...> disse Jack con spocchia, ma cambiò voce e stato d’animo quando il poliziotto si tolse il berretto e rivelò il suo volto.

<CRISTO! SEI IL PUNITORE!! GUARDIE! GUARDIE!!!>

<E’ inutile che gridi, Morris. Non ti sentirà nessuno. Ho messo a nanna tutti quelli di guardia. Nessuno ci interromperà...>  disse Castle, infilando il silenziatore alla pistola.

<Aspetta... ASPETTA! Posso ancora aiutarti! Non uccidermi! Non uccidermi! Posso rivelarti l’identità del Signore del Crimine!>

<Risparmiami i tuoi ricatti. Non puoi trattare con me. Nessuno può farlo. So già tutto quello che c’è da sapere... il tuo amico Levins ha cantato con un canarino...>

<L-Levins?> un brivido lo attraversò. Levins era l’unico altro uomo al mondo a conoscenza della vera identità del Signore del Crimine.

<Si lui.> riprese Frank < Devo riconoscerlo, ve l’eravate giocata bene: farlo venire qui, fargli credere di coinvolgerlo nel progetto per poi ammazzarlo, eliminando così l’unico altro in grado di identificare il tuo boss, e fornendo un capro espiatorio per le indagini contro di te.  Ci ho preso non è vero? E’ per questo che avete messo una bomba nel suo appartamento [Nel # 27] non è così? Peccato che io l’abbia beccato per primo...  ma non devi preoccuparti: vi rincontrerete presto.> disse puntandogli la pistola.

<NO, ASPETTA, TI PREGO! NON FARLO! NON SPARAR....>

Il silenziatore fece degli spari poco più d’un soffio. I colpi andarono a segno, entrambi alla fronte.

Jack Morris alias Hobgoblin morì ucciso nella sua cella.

 

Casa Reilly, Forest Hill

 

Questi ultimi quattro giorni erano state a dir poco scioccanti. Un susseguirsi di avvenimenti che avrebbero messo a dura prova il sistema nervoso di chiunque.

Ben Reilly era sopravvissuto - a stento- ad un agguato da parte dei Sinistri Sei, e aveva scoperto che Hobgoblin era in realtà una persona vicino a lui, e di cui stava imparando a fidarsi.

Come se questo non bastasse, qualcuno lo aveva ucciso a sangue freddo nella sua cella, prima che rivelasse l’identità del Signore del Crimine.

No,  non qualcuno: era stato il Punitore. Era riuscito ad intrufolarsi nella prigione senza farsi notare, ma era stato ben attento a farsi inquadrare dalle telecamere all’uscita, per mettere la firma al suo lavoro.

Sfinito e stressato, psicologicamente e fisicamente, Ben tornò a casa facendosi mille domande.

Impossibile definire la confusione del suo stato d’animo.

Vide nella casella della posta uno strano pacco.

<Che altro c’è adesso?> disse sbuffando.

Il suo malumore cambiò drasticamente quando lesse il nome del mittente: JACK MORRIS.

Le sorprese non erano ancora finite.

Lo aprì con avidità e lesse la lettera che lo accompagnava:

 

Caro Ben,

Se stai leggendo questa mia vuol dire o che mi hanno beccato o che sono morto.

In entrambi i casi, ho lasciato detto ad un mio uomo di consegnare questo pacco a te.

Il che deve sembrati a dir poco assurdo, alla luce della scoperta della mia identità.

Ma ci conosciamo da qualche tempo ormai, e so che sei il poliziotto più onesto che conosco.

 

Sei un uomo buono, Jessica ti tiene in grande considerazione... e anch’io.

Sei l’unico a cui posso affidare il contenuto di questo pacco.

Contiene tutto quello che c’è da sapere sul Signore del Crimine, lo zar del crimine di Frisco.

 

So che forse pensi che non mi merito il tuo aiuto, ma quell’uomo potrebbe fare del male a Jessica.

 

Ti prego Ben, proteggila.

Devi aver cura di lei al mio posto.

 

Quell’uomo va fermato. E tu sei l’unico che può farlo.

Arrestalo, Benjamin.

 

 

Il resto del pacco conteneva foto, chiavette con registrazioni audio-video delle conversazioni con il Signore del Crimine e soprattutto, l’indirizzo e il nome di quell’uomo.

<Mio Dio, qui dentro manca solo una confessione....> notò Ben.

La suoneria del telefonino lo distrasse.

Sul cellulare lampeggiava il nome di Jessica Drew, era il suo contatto privato; come insegna Poe, è più saggio nascondere i segreti in bella vista, e occhi indiscreti avrebbero pensato a un semplice contatto tra un detective della Scientifica e una detective privata.

<Ehi Jessica...>  andò subito al sodo Ben.
<Ciao Ben. Ti chiamavo per aggiornarti sull’incarico che hai affidato a Lindsay. La Carradine sta bene, anche se, come temevi, c'è stato un tentativo di aggressione, ma ci ha pensato Lindsay a difenderla. Purtroppo sono impegnata e non ho potuto occuparmene di persona.

Comunque il sicario è in mano alla polizia, e Lindsay è ancora di sentinella all'esterno della struttura. Sono ragionevolmente sicura che non ci dovrebbero essere altri incidenti.>

<Bene, ricordami di ringraziarla personalmente, vi devo un favore enorme. Adesso però ascoltami: ti consiglio caldamente di infilare il tuo costume e prepararti. Ho per le mani una bomba atomica.>
<Perché? Che succede?>
<Il Signore del Crimine. So chi è e so anche dove trovarlo.>

 

Mezz'ora più tardi, nel quartiere finanziario di San Francisco.

 

In questa zona le grandi compagnie e i miliardari sfidano lo spauracchio del Grande Terremoto con i palazzi più alti della città. L'immagine ben si confaceva a colui che, con scarsa umiltà, si era autonominato boss della criminalità locale. 

Una tracotanza che stava per essere travolta da un altro genere di scossa sismica.

I tabloid avrebbero iniziato a montare interi servizi farlocchi sulla fantomatica tresca tra il Ragno Rosso e la Donna Ragno, da quando sono stati sempre più avvistati l'uno accanto all'altro, come una coppia affiatata di supereroi degna dei tempi d'oro di Devil e della Vedova Nera.
Ben Reilly, con le sue ragnatele, e Jessica Drew, in volo, puntarono dritti verso un preciso piano di un preciso grattacielo, attraversando una vetrata in un fragore di vetri rotti, come se fosse aria.

Irruppero nello studio, illuminato solo dalla debole luce di un abat jour posto sulla scrivania.

<Sta fermo, non muoverti! Sappiamo chi sei. Non provare a reagire e arrenditi!> minacciò il Ragno Rosso, all'indirizzo di un uomo seduto a qualche passo da lui.

Il silenzio che ne seguì era innaturale, e la  poca luminosità della stanza non aiutava.

<Non verrai a dirci che non parlerai senza un avvocato, eh?> la Donna Ragno si avvicinò alla scrivania dietro cui si celava il loro obiettivo.

Tutto continuava essere troppo tranquillo e ben presto la conferma arrivò dal senso di ragno dell'arrampicamuri.
<Giù!> urlò, mentre con un balzo travolse la collega per spingerla lontana dalla scrivania, verso la porta.
Un nanosecondo più tardi, un'esplosione devastò l'ufficio.

<Ci siamo cascati come due pivelli.> lamentò la Donna Ragno, spazzando via con le mani alcuni calcinacci dalle spalle.
<La conferma che le informazioni sono fondate. Di qua, per il tetto!>
<Il tuo senso di Ragno?>
<Già, lo stesso che ci ha salvato il culo da questo scherzetto.>
Saltando gli scalini tre alla volta, in un batter d'occhio i due ragni furono sul tetto del palazzo. Sarebbe stato inutile commentare a parole ciò che vedevano, perché il rumore delle pale di un elicottero che si stava avvicinando avrebbe coperto le loro voci.

Il Signore del Crimine, bardato nella sua maschera, era in evidente attesa di poterci balzare su e scappare via.

Tra i due eroi e il malvivente, si frappose una banda di scagnozzi dall'aspetto minaccioso.

Avevano muscoli e vene gonfi in maniera innaturale: con la loro esperienza, facendo "due più due" con i noti traffici gestiti dal loro avversario, Ben e Jessica sospettarono entrambi, ognuno per conto proprio, che fossero strafatti di OCM.

<Fermateli! Adesso! Non devono lasciare questo tetto!> ordinò il Signore del Crimine.

La conferma che fossero tutti superforti arrivò immediatamente.

Il dato positivo era che nessuno sembrava sfoggiare particolari poteri mutanti, seppur temporanei: non doveva essere del nuovo taglio che stava circolando in città. Era una fortuna.

Se non fossero stati in pressante inferiorità numerica, i Ragni non avrebbero perso troppo tempo a sbarazzarsene, ma la forza spropositata che la droga gli forniva, e il combattere in proporzione di uno contro cinque energumeni superdopati rendeva il tutto molto complicato.

<Lo sapete che gli steroidi fanno crescere le tette?> scherzò il Ragno Rosso, controvoglia, e difatti non fece altre battute come era sua abitudine: erano giornate troppo pesanti per cercare di usare quella strategia di distrazione del nemico, o anche solo di sdrammatizzare.

Saltavano, schivavano e quando potevano colpivano, ma per quanto picchiassero, gli energumeni sembravano non sentire nemmeno il dolore, obnubilati dalla droga e dal potere, e non lasciavano spiragli per dribblarli.

L’elicottero intanto si faceva sempre più vicino. Il Signore del Crimine era in piedi sul bordo del palazzo in attesa.

La Donna Ragno decise ben presto di sfruttare il suo asso nella manica, le sue scariche bioelettriche. Emesse a massima potenza, iniziavano a far breccia, facendo cadere uno a uno gli scagnozzi intorno a lei come birilli.

Il Ragno Rosso ricorse ancora alla tela d'impatto per accecare i suoi avversari, confondendoli così  che non riuscissero a usare la loro superforza per strapparsi di dosso la ragnatela.
Il suo sguardo, però, cadde subito verso il Signore del Crimine, che s’era aggrappato alla scaletta di corda dell'elicottero e stava ormai prendendo il volo.

<Non pensare nemmeno di sfuggirmi...> disse non udito al suo nemico, per poi gridare alla sua collega: <Jessica, so che ce la puoi fare da sola!>
Il significato diventò chiaro un istante dopo: due fili paralleli di ragnatela si attaccarono alla coda dell’elicottero, e il Ragno Rosso lasciò il campo di battaglia solo per andare alla  cattura del Signore del Crimine.

<Ragno, no! Non andare da solo...> ma il Rosso era ormai appreso alla sua tela e aveva abbandonato il tetto del palazzo.
Il peso dell'arrampicamuri penzolante fece strattonare il velivolo quanto bastava per accorgersi del tentativo di abbordaggio.

Il boss prese in mano la situazione e, sprezzante del pericolo di cadere, prese una pistola dalla fondina di un suo scagnozzo, si sporse dalla cabina, puntò l'arma contro l'aracnide e iniziò a scaricare le munizioni contro di lui.

<Maledetto! Non vuole mollare!> gridò il boss criminale < Adesso ti sistemo una volta per tutte...>
Guidato dal senso del pericolo, il Ragno Rosso prese a contorcersi in modo inquietante, mentre si arrampicava su un filo di ragnatela, per evitare la raffica di proiettili con i suoi riflessi sovraumani; per fortuna il vento e il movimento dell'elicottero lo aiutavano a non essere un facile bersaglio.
A metà strada della sua scalata, quello stesso senso di ragno pizzicò all'impazzata, suggerendogli l'istinto di lasciare la presa e farsi cadere nel vuoto.

Si voltò in direzione della fonte del pericolo e vide solo per un frangente un piccolo razzo incredibilmente vicino al mezzo di trasporto.

Un altro istante più tardi, un'altra esplosione sbalzò via il Ragno Rosso.

Un isolato più in là, sul tetto di un palazzo vicino, un accenno di sorriso si disegnò sul volto del Punitore, con un bazooka fumante imbracato su una spalla.

Il Ragno Rosso stava precipitando nel vuoto; stava per lanciare una delle sue ragnatele quando una forte presa gli afferrò i polsi.

<Preso!> esclamò la Donna Ragno, giunta fin lì in volo per soccorrere il suo alleato.

<Grazie Jessica... potevo farcela da solo, ma un aiuto fa sempre piacere...>

<Figurati. Ma chi è stato a...>

<Temo di saperlo, purtroppo...> sospirò il Ragno Rosso.

 

Diario di guerra del Punitore.


Come previsto, il Ragno Rosso si è salvato dalla caduta.
Ho controllato e non ci sono stati sopravvissuti all'esplosione e conseguente precipitazione dell'elicottero.  Nessuno può sopravvivere ad una cosa del genere.

Il bersaglio è stato eliminato.
Con Damon Dran e il Signore del Crimine fuori gioco, possiamo dichiarare compiuta la missione di arginare il traffico di Ormone della Crescita Mutante in California.

 

Casa Reilly, Forest Hill.

 

Ben e Jessica, con addosso ancora i costumi ma senza la maschera, si stavano prendendo una meritata pausa.

Ben andò in cucina a preparare un caffè per la sua ospite e un latte caldo per sé.

<Nero e bollente, dico bene?>

<Come sempre.>

<Come fai a dormire, poi?>

<Non si mette mai abbastanza caffeina in corpo, quando si fa una vita come la mia... ma senti c’è una cosa che muoio dalla voglia di chiederti...>

<Spara.>

<Come hai fatto a scoprire chi è il Signore del Crimine e dove viveva? Non può aver cantato Morris, altrimenti ci sarebbe stato un intero spiegamento di polizia...>

<Ottima deduzione detective. No, diciamo che ho avuto una soffiata...> disse passando il pacco che aveva ricevuto a Jessica.

La donna prese una delle foto, che ritraeva un uomo di colore con la barba.

<E’... anzi, era lui?>

<Esatto. Si chiamava Dwight Johnston, era un giornalista di New York. Aveva un fratello che lavorava nell’organizzazione della Rosa... ti ho parlato della Rosa, vero?>

< , era quel tipo che scatenò una guerra tra famiglie a New York, anni fa.>
<Assieme all’originale Hobgoblin, giusto. Pare che anche il nostro facesse parte dell’organizzazione, seppur in modo marginale. Passava informazioni. Comunque, stando ai documenti lasciatomi in eredità da Morris, Johnston era deciso a ripetere qui a San Francisco quanto la Rosa aveva fatto a New York anni fa, essendoci meno famiglie e meno supereroi da affrontare. Chiese a Steve Levins, che allora aveva appena ricevuto il costume di Jack Lanterna, di seguirlo in questo piano, ma Levins rifiutò.>

<E allora Morris prese il suo posto...>

<Esatto. Pare che pedinasse Levins perché aveva intenzione di scrivere un libro sui supercriminali, e assistette casualmente a quella conversazione. Trovò la proposta interessante. Quando Johnston iniziò a fare fortuna spacciando l’OCM, Morris lo convinse a dargli il ruolo di Hobgoblin e a farlo socio... ricattandolo presumo.>

<Cavolo, che storia. Avevi ragione a sospettare che fosse un newyorkese... solo non capisco una cosa: cosa centra Levins in tutto questo? Perché farlo venire qui? Logan aveva trovato il costume di Hobgoblin nel suo appartamento.>

<Volevano eliminarlo, per depistare le indagini su Hobgoblin ed eliminare l’unico altro uomo che sapeva di Johnson.>

<Brillante, bisogna riconoscerlo. Dwight Johnston era un ottimo stratega, un vero genio del crimine. Faceva onore al suo nome.>
<Sembri quasi ammirarlo, Jess...>

<Affatto. Ma devi ammettere che ce l’aveva quasi fatta. Nessun’altro boss ci aveva messo così alle corde. Non aveva tenuto conto che il Punitore non ha giurisdizione.>

<Già, il Punitore...> sospirò Ben rabbuiandosi.

<Che c’è?>

<Non riesco ad accettare il fatto che sia stato lui a mettere fine al “regno del crimine” di quei pazzi. Li volevo dietro le sbarre, quello era il loro posto.>

<Oh andiamo Ben: tu sei stato a catturare Hobgoblin. Tu lo hai smascherato... ed è a te che Morris ha confidato tutto. Il Punitore è stato uno spiacevole imprevisto. Sei stato tu a sconfiggerli.>

Ben sorrise.

<No Jessica; siamo stati noi. Tu sei stata al mio fianco fin dall’inizio e  per tutto il tempo. Senza il tuo aiuto non ce l’avrei mai fatta.>

<Aw, così mi fai commuovere...> scherzò Jessica, abbracciandolo.

Poi si rimise la maschera e dopo averlo salutato affettuosamente, spiccò il volo dalla finestra.

Ben rimase da solo, a fissare la foto di Dwight Johnston, un uomo che non aveva mai visto, ma che gli riportava spiacevoli ricordi.

Pensò a Jack Morris, un uomo che odiava tanto il Ragno Rosso tanto da cercare di assassinarlo più volte ma che si fidava tanto di Ben Reilly tanto da rivelargli il suo più grande segreto.

Pensò a Jessica Carradine, un'amica già così provata, a cui qualcuno avrebbe dovuto comunicare che il suo fidanzato era Hobgoblin e, per di più, era stato ammazzato. Come ne sarebbe uscita?
Pensò a Helen, che era passata dal suo appartamento mentre non c'era, che gli aveva lasciato quel biglietto per avvisarlo della visita di Vincent, e pensò a tutto ciò che significavano quei gesti: ci teneva ancora a lui, nonostante tutto?
Prese il cellulare, aprì la rubrica, scorse fino alla lettera H e rimase mezzo minuto a contemplare il nome della sua ex ragazza.
Poi risalì l'elenco fino a "David", vi cliccò sopra e fece partire la chiamata.
<Ciao, tesoro, stavi dormendo? Nulla, avevo voglia di risentirti...>


FINE

 

 

Le Note

 

Fin dai suoi esordi, l’Uomo Ragno ha sempre avuto un’anima “noir”: sebbene i suoi avversari convenzionali fossero legati alla fantascienza (Octopus, Lizard, l’Uomo Sabbia etc) ha avuto una lista di storie legate alla criminalità organizzata, con nemici del calibro di Big Man, i Duri o il primo Signore del Crimine.

 

Negli anni 80 poi, quando io mi avvicinai a questo personaggio, gli autori ripescarono quella vena poliziesca nelle storie dell’Arrampicamuri: il nostro tra l’altro indossava pure un costume nero che s’intonava di più alle atmosfere delle storie, dove affrontava criminali come il Mangiapeccati, Kingpin, Silvermane, Testa di Martello e la Rosa, e spesso e volentieri incrociava la strada di giustizieri urbani quali Devil e il Punitore.

Forse perché la violenza era più “reale” e le vittime più numerose il Peter Parker di quel periodo era più nervoso e meno spensierato del solito, e infatti tendeva a scherzare meno durante i combattimenti.  Rimasi affascinato da quel periodo, che a mio modesto parere rimane uno dei più coinvolgenti e avvincenti cicli ragneschi.

 

Quando presi a scrivere le storie del Ragno Rosso, che i miei predecessori avevano deciso di ambientare a San Francisco, decisi di ispirarmi a quel periodo del Ragnetto per raccontare le avventure del suo più celebre clone. D’altronde, l’ambientazione si prestava a quel genere di racconti, dato i numerosi film e telefilm polizieschi che hanno visto la città californiana fare da sfondo.

 

In modo particolare, trassi spunto dalla saga “guerra di bande” con la Rosa e Hobgoblin  come principali villain.

Tra gli uomini della Rosa c’erano due fidati consiglieri, tali Johnston e Varley.

Il primo era un uomo di colore il che mi ha dato un’idea per l’identità del nuovo Signore del Crimine (personaggio introdotto dagli scrittori precedenti e di cui non sapevo assolutamente nulla):

 

https://www.comicus.it/marvelit/images/Carmelo/RR30_1.gif Il costume del personaggio, rispetto a quelli di altri “uomini del mistero” dei comics, non lasciava intravedere nulla, ma proprio nulla... né la bocca, nè il collo o le mani, niente. 

Poteva esserci chiunque, sotto quella maschera. Inoltre, doveva essere originario di New York, dato che l’alias del SdCrimine era di quella città. 

 

Insomma questi dettagli m’hanno dato l’idea: un personaggio di colore, che proveniva dalla “grande mela” e che doveva dare al Ragno una sensazione di “dejà vu” per via del modus operandi.

Johnston era dunque l’uomo perfetto. Ucciso da Hobgoblin su Amazing Spider-Man # 289 era impossibile utilizzare proprio lui, ed è stato così che mi sono inventato un cugino, che comunque aveva gli stessi trascorsi.

 

Oggi dopo 30 episodi in cui ha terrorizzato San Francisco, ha trovato la morte per mano del Punitore.

 

Nel prossimo episodio, invece chiuderemo il cerchio con le avventure del Ragno Rosso.

 



[i] Nello storico L'UOMO RAGNO 81 (Star Comics).